IL GUARDIANO DI CHIUSA, CHIAMATO ANCHE AMMINISTRATORE DELLE VIE NAVIGABILI O DEI PORTI MARITTIMI, È INCARICATO DI REGOLARE IL TRAFFICO DELLE IMBARCAZIONI SU UN CANALE NAVIGABILE. ABBIAMO INCONTRATO MICKAEL DEROUBAIX, GUARDIANO DELLA CLUSA DI ANDRÉSY, NEL DIPARTIMENTO FRANCESE DELLE YVELINES.
La diga-chiusa di Andrésy è situata alla progressiva chilometrica 72,5 sulla Senna - © Florian Dacheux
Lunedì 30 agosto, 10 del mattino. I battelli affluiscono, da monte a valle, sulla Senna. Ci troviamo alla progressiva chilometrica 72,5, ai piedi della diga-chiusa di Andrésy, un’opera monumentale costruita nel 1957, laddove in precedenza si trovava la diga ad ago inventata dall’ingegnere Poirée, che nel 1846 contribuì allo sviluppo della navigazione mercantile. Era un’epoca in cui le botti di vino, la pietra da taglio e la pietra da gesso venivano convogliate verso Parigi, la Normandia ed oltre.
Qui, leggermente a valle rispetto al confluente della Senna e dell’Oise situato alle porte di Conflans-Sainte-Honorine, la capitale della battelleria, da quella volta sono state associate alla struttura due chiuse: una dedicata alle imbarcazioni di grandi dimensioni (185 metri di lunghezza per 24 metri di larghezza) e una più piccola (160 metri di lunghezza per 12 metri di larghezza). Le imbarcazioni che passano da qui sono di vari tipi: dai convogli spinti che possono contenere l’equivalente di 200 camion, agli automotori classici o alle navi da crociera, nonché svariati tipi di navi passeggeri. Il traffico oscilla tra i 50 e gli 80 passeggeri al giorno.
“IL MIO MESTIERE NON CONSISTE SEMPLICEMENTE NEL FAR PASSARE LE IMBARCAZIONI, È MOLTO DI PIÙ”
Quel mattino troviamo ai comandi Mickael Deroubaix, appostato nella sua torre di controllo, attentissimo ai minimi dettagli. Questo guardiano di chiusa, incaricato anche di regolare il traffico fluviale insieme alla sua squadra di sette addetti, si è appassionato per questo mestiere da una dozzina d’anni a questa parte, dopo un’esperienza formativa a L’Isle-Adam.
“Il mio mestiere non consiste semplicemente nel far passare le imbarcazioni, è molto di più” ci confida questo ex pasticcere, che viene da una famiglia di marinai. Il nostro compito è complesso. Gestiamo la diga controllando il livello del fiume in base al flusso, in modo tale da mantenerlo costante. Dobbiamo garantire il mantenimento di un determinato livello dell’acqua. Il nostro lavoro consiste anche nello sbrigare una serie di mansioni di manutenzione preventiva delle strutture, degli spazi verdi e del passaggio per i pesci, un torrente artificiale scavato attraverso l'île Nancy, per ricreare delle condizioni di attraversata simili a quelle di un corso d’acqua naturale. A volte ci capita anche di dover chiamare la gendarmeria fluviale, in caso di bisogno”.
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Mickael, appostato dietro il suo centro di controllo, munito del suo quaderno da guardiano di chiusa, è reperibile a qualsiasi ora tramite una radio VHF. Grazie ai suoi svariati schermi tattili Mickael controlla con la massima autonomia tutti i passaggi di imbarcazioni geolocalizzati e iscritti al programma della giornata, senza tralasciare la regolazione delle imbarcazioni da diporto regolari.
“Ogni giorno compiliamo un registro in cui annotiamo i livelli della diga per poter monitorare, tra un turno e l’altro, se l'acqua si mantiene ad un livello corretto o meno. La diga è automatizzata ma a volte siamo costretti ad intervenire manualmente. Per attraversare lo sbarramento i marinai ci annunciano il loro passaggio 15 minuti prima. Io comunico loro se devono rallentare o accelerare, in base al traffico sul momento. Ogni navigatore ha un numero di riferimento che indica la sua provenienza, il suo carico e la sua destinazione”.
La tappa seguente è quella chiamata “ascensore”. Le imbarcazioni salgono o scendono tramite riempimento o svuotamento della conca fluviale, per un effetto di gravità, secondo il famoso principio dei vasi comunicanti che il nostro testimone conosce perfettamente.
“ Ci vogliono 15 minuti in media per il passaggio di ogni imbarcazione, precisa Mickael. Il mio compito è di far salire il dislivello da monte a valle di 4,5 metri d’altezza. Possiamo dire che funziona un po’ come un ascensore, in effetti, o come una vasca da bagno. A seconda dei periodi il lavoro può rivelarsi più o meno complesso ed è necessario saper essere reattivi di fronte agli eventuali flussi particolarmente intensi.
“ TRA POCO LE STRUTTURE VERRANNO PILOTATE E SORVEGLIATE A DISTANZA”
Mickael, che non ha notato particolari variazioni di attività durante la crisi sanitaria (nda: salvo una diminuzione del traffico per i trasportatori di materie prime destinate ai cantieri sospesi), è pur sempre cosciente che il suo settore, implicato fortemente nella transizione ecologica, è in piena mutazione. In un’epoca come la nostra, in cui l’automatizzazione progressiva delle strutture si sta generalizzando, il suo mestiere di guardiano di chiusa sta per evolvere radicalmente.
Come decine di altre strutture disseminate sul territorio la diga-chiusa di Andrési è sottoposta a una serie di lavori di modernizzazione dei metodi di gestione. Voies Navigables de France è un organismo preposto all’ottimizzazione della gestione delle infrastrutture e al miglioramento della qualità e dell’affidabilità del servizio, con l’appoggio finanziario dello Stato. Questo processo implica l’automatizzazione e la riparazione di porte e l’installazione della fibra ottica sulla rete o di telecamere di sorveglianza di punta.
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“Di sicuro cambierà tutto, ammette Mickael, che non nasconde di essere preoccupato in merito al futuro del suo posto di lavoro che, entro il 2030, verrà trasferito in un centro di telecontrollo principale, situato a Chatou. Tra poco le strutture verranno pilotate e sorvegliate a distanza. Ci dovremo abituare a questo cambiamento radicale, le sensazioni saranno tutt’altre. Non saremo più in loco. Verrà fatto tutto esclusivamente via schermo e radio e non saremo più in contatto.
Nell’attesa di questa evoluzione professionale Mickael ha la ferma intenzione di godersi appieno gli ultimi anni di lavoro al suo posto di guardia, seguendo attentamente la trasformazione dei luoghi in cui avverrà entro breve l’apertura del porto autonomo vicino, Seine Métropole Ouest, dedicato al settore edile e gestito da Haropa Port, e il cui obiettivo è di decongestionare il sito di Gennevilliers. Questo nuovo porto verrà costruito su una parcella di 100 ettari a livello della cava di sabbia attualmente sfruttata, situata sulla riva sinistra, di fronte alla confluenza della Senna e dell’Oise, nei comuni di Achères, Andrésy e Conflans-Sainte-Honorine. Con quale obiettivo? Quello di creare nuovi posti di lavoro e di limitare il numero di camion sulle strade!
Autore: Florian Dacheux
Chi è l’autore?
Florian è un giornalista trentenne che abita nella periferia di Parigi e naviga nel mondo dei media dal 2005. Ha fatto la gavetta presso un giornale quotidiano regionale di Avignone, per poi fare il corrispondente a Barcellona, il reporter radiofonico a Marsiglia ed occuparsi dell’edizione digitale di svariate testate parigine. Dal 2015 si è messo in proprio come reporter freelance e redattore per testate cartacee e digitali, per le quali tratta di svariati argomenti di società. Florian dirige inoltre dei laboratori di scrittura e pratica la fotografia.